Editoriali

OnLine Coaching

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Gli articoli che iniziano con ‘’facciamo chiarezza’’ di solito sono degli aborti, ma effettivamente vorrei provare a dire la mia su questo benedetto online coaching. Vuoi perché ormai lo fanno tutti, vuoi perché sembra che chi offre questo servizio sia una sorta di ladro che specula su dei poveri idioti incapaci di intendere e volere.

L’argomento è difficile da affrontare perché tratta un argomento evidentemente spinoso, ma che ben si allaccia a quello sul diario che ho pubblicato da poco.

Provo a trattare, almeno in parte, il fenomeno come a scuola trattavo i saggi.

Partiamo con le argomentazioni a sfavore e che danno ragione agli scettici.

Contro

Sicuramente è un tipo di lavoro che ha una barriera d’ingresso apparentemente pari a zero. Ci si mette al pc, scrivi ONLINE COACH nella Bio di Instagram o Facebook e sei ufficialmente un professionista del settore.

Lo fanno tutti, dai secchi di merda col fisico da lanciatori di polemiche, a chi non ha finito la terza media, a chi è sceso da un palco, anche di quartiere, tra le altre cose senza aver fatto podio, agli studentelli di scienze motorie che di pesi non ne capiscono un tubo, ai semplici appassionati che siccome leggono qui e li in rete, o sono un po’ più grossi della media, ( natural o meno poco importa ), diventano automaticamente esperti.

Il lavoro, come molte altre attività in rete, è facilmente gestibile sottobanco, e trovare clienti è discretamente semplice. Ormai i followers si comprano, i post si sponsorizzano, esistono milioni di app per gestire i contatti, esistono dei corsi che ti insegnano a stare sul mercato web e via discorrendo.

Si potrebbe pensare che, in negativo, per starci dietro serve molto tempo, ma in effetti esiste un altissimo tasso di disoccupazione e quindi la gente di tempo da investire ne ha parecchio. Difatti tolti quelli bravi che sono ad un livello di saturazione, di solito chi più sta in rete ha anche un livello di conoscenze ed abilità via via più basso. Come dico sempre, i bravi preparatori non sono quasi mai famosi, e soprattutto se lavori sul serio non hai tempo per stare endemicamente in rete.

A favorire il processo c’è un sottobosco di misunderstanding tipici dell’era web.

Lasciamo stare che ovviamente, come nello show business, più sei presente più sei quotato. Alberto Angela è un figo bravissimo ma Barbara D’Urso spacca di soldi e audience, eppure è palese che il prodotto offerto non sia neanche paragonabile.

Continuiamo dai fisici stupendi che si vedono in rete e che si propongono come natural/raggiungibili. Non so se avete seguito un po’ gli studi sociali. Ormai anche i ragazzi hanno delle pressioni sociali simili a quelli delle modelle, pressioni che li obbligano ad avere determinati standard fisici, oggettivamente raramente irraggiungibili da natural. Spesso chi ha questi requisiti estetici, diventa una sorta di idolo da seguire. Si fa sul serio molta fatica a riconoscere un fisico possibile da un uno ‘’elaborato’’.  Questi ragazzoni palestrati, spesso loro malgrado, sono intasati di richieste, da parte di altri ragazzi messi peggio, che vogliono essere seguiti. Ovviamente fiutata l’opportunità chi si schifa di incassare denaro facile per poi magari reinvestirlo nelle proprie preparazioni o interessi?  A chi non piace essere adulato? Poi ovviamente alcuni lo fanno proprio con dolo.

Se è vero che un top trainer costa parecchio e quindi ha una barriera di accesso al servizio elevata, spesso chi fa online tiene il prezzo basso. Funziona esattamente come per i negozi ad un euro che vengono intasati di clienti. Scatta un effetto emulazione e di botto tutti diventano online coach. I prezzi quasi si azzerano e il mercato prende una qualità scadente.

A pescare nella tonnara del fitness ci sono diversi pescecani, dagli atleti, agli istruttori di sala frustrati, a chi faceva l’operaio ma ha scoperto che il fitness non ha crisi, a chi crea contenuti.

Ormai un libro sul fitness non l’ho scritto solo io e pochi altri. L’eccesso di informazioni ha fatto anche sentire qualunque cane secco un esperto, che poi diventerà a sua volte trainer e scrittore, o youtuber, o influencer, o venditore di prodotti, o… insomma ci siamo capiti.

Come nel domino, questo ha creato i famosi espertoni, gente che fa online e afferma di avere 100-200-300 atleti sotto la propria ala, e questa storiella, vera o presunta tale che sia, attira mosche sul miele. Alla fine si genera un flusso informatico assurdo di condivisioni, like, repost, codici sconto, finché anche un demente sarà ritenuto un grande Guru e peggio ancora finirà per credersi egli stesso un grande esperto.  Abbiamo visto come la gente paghi gli atleti per dire che sono seguiti da loro, come si paghino i like, come si photoshoppino (si scrive così?) tutti i pre e post nelle foto e porcate varie ed eventuali.

Vien da sé che matematicamente alcuni di questi online, diventino coaching 1 to 1, e viene ancora da sé, che nel mucchio dei pecoroni, saltino fuori dei cavalli di razza, che poi si portano in gara e vincono. Ho visto personalmente competizioni in cui il 90% degli atleti erano di due preparatori, facile vincere così no? Qualcuno lo piazzi per forza.

Ps. Non sto rosicando, lamentandomi della classifica eh! Come sono andate le mie gare da coach l’ho già raccontato in un altro articolo.

Potrei continuare e tanto, e raccontarvi di famosi trainer che pagano gli intervistati per fargli dire quello che desiderano, bannano tutti coloro che non si associano alla loro corrente di pensiero, di quelli che creano account fake con cui fanno domande/o flame per poi darsi risposte, a chi paga gli utenti che segue per avere i dati di accesso e sapere cosa altri utenti dicono di loro in privato, alle schede fotocopiate, i ghost-trainer, a quelli che dicono di aver preparato persone che hanno vinto gare ma che loro non hanno preparato, a chi dice di preparare natural ma no ecc..

Insomma chi ha dubbi su questo mondo fa decisamente bene.

La Realtà 

Ragionare in questo modo però vuol dire buttare il bambino con l’acqua sporca. Quanti avvocati disonesti ci sono? Medici cretini? Parliamo dei  commercialisti che hanno portato alla rovina aziende di successo?

Per ogni Zapp Brannigan esiste un Jean-Luc Picard.

In epoca pre internet , si veniva seguiti lo stesso a distanza, solo che si usavano le lettere o il telefono.
Ormai vi ho citato miliardi di volte il mio mentore (Santino), lui si faceva seguire da Jimmy Pedemonte che all’epoca era nella nazionale olimpica. Io ho ancora una sua scheda stampata da una stampante ad aghi ed inviata per posta.
Pensate che sia un caso isolato? Guardate queste.

Trenta e passa anni fa ci si iscriveva ad un annuale e si aveva un servizio di coaching telefonico, o/e se andavi nella storica palestra Athena, avevi la possibilità di starci assieme un pomeriggio.

Come diceva Luca Usai in suo recente post, se tutto questo fosse accaduto 30 anni dopo, che mezzi si sarebbero usati?

Tutti i coach online sono ladri e stronzi? Tutti gli atleti sono scemi?

Era ladro Massaroni? Era Stupido chi si faceva seguire da lui? Chi oggi va da Mike Israetel, Jeff Alberts, Cliff Wilson, Eric Helm è stupido? Va da un ladro? Alfredo Tessitore è stato seguito da Robby Robinson e ora, come Lorenzo Vagnoli, è seguito da Gabriele Savant, eppure quando incontrai Lollo in gara mi disse che non vedeva Gabriele da lungo tempo.  Colbax, che adesso fa solo online, segue a distanza Andrea “Thor” Vasellini, che tra le altre cose è il suo UNICO atleta. Matteo Picchi fa coaching Online e potrei andare avanti quanto volete e farvi 12000 nomi di gente brava, di ogni nazionalità, che segue a distanza e/o si fa seguire a distanza. Per chiudere mi ci metto io, che a distanza seguo Angelo Ximenes, unico mio atleta, con 3 gare e 5 piazzamenti di cui 4 podi, non conto nulla, ma almeno posso parlare direttamente di cosa faccio.

Dal discorso sto eliminando il 90% del mercato, ovvero gli allenatori bravi, che seguono a distanza gente normalissima che ne strafotte di fare gare.

Insomma anche se odio dirlo, Dipende.

La realtà dei fatti è che spesso chi è veramente bravo ha pudore nell’esporsi perché non si sente arrivato, chi è bravo lavora sul serio con i ragazzi che segue e ha anche poco tempo per stare online.

Qualche mese fa in un post di Francesco Currò, (ricordo che pure lui fa online), siamo arrivati alla comune conclusione che più di 3-4 ragazzi al giorno non si riescono a sbrigare, e questo fa sì che il totale dei clienti gestibili si aggiri a massimo 30-40 unità al mese.

Spesso chi è bravo, conclude cazzi se paragonato a chi fa lo stesso lavoro truffando la gente.

Il Coach 

In Sicilia si dice ‘’Il pesce puzza dalla testa’’. Quindi prendo spunto da Luca Usai e vi chiedo se tutti gli allenatori possano fare online?

Secondo me esistono degli step fondamentali che sono:
Almeno 5-6 anni in sala da allievo/atleta, almeno altri 5-6 anni minimi, (io direi pure 10), da istruttori di sala, e infine sarebbe meglio cumulare anche qualche altro annetto da personal, direi almeno 3,4, per avere alla fine un bagaglio base per fare online.

Perché tutto questo tempo? Intanto vien da se che prima di insegnare le cose agli altri bisogna impararle, testarle e sfruttarle su se stessi. Mi duole dirlo ma nel Bodybuilding e Fitness l’abito fa il monaco. Se avete 45-55-60-70 anni e non avete più il fisico va benone, ma dovete averlo avuto in passato. Se avete invece 20-25-30 anni e sembrate Majinbu, o dei deportati, bhe non avete diritto di parola. Il fisico conta.

Una volta che avete testato di tutto su di voi, dovete ficcarvi tutti i giorni in sala, nelle ore di punta, a gestire nello stesso tempo centinaia di clienti. Questo vi farà venire un ottimo occhio, vi renderà veloci, vi abituerà a lavorare con tutti i tipi di clienti, servendo tutti allo stesso modo e nello stesso momento. Nello step  successivo potrete aggiudicarvi il diritto di scegliere se fare i personal. Nel passaggio all’online, lavorerete con lo stesso tipo di clientela della sala, che però avrà le stesse esigenze dei personal, e dovrete capire tutte le individualità a distanza grazie alle esperienze che avete maturato.

Insomma è un lavoro in proprio, ed è di livello avanzatissimo, mal si addice al ragazzino con un paio di mesi o anni di pratica, scadente e non continuativa.

Esistono coach online giovani bravi? Si ma sono due tipi di eccezioni. O sono bravissimi perché sono stati allevati da piccoli in sala e quindi a 20 anni hanno già 10-12 anni di gavetta, oppure sono quel tipo di coach che lavora di chimica e per questo sfrutta esperienze e nozioni di ben altro tipo (li riconoscete perché spesso sono atleti che seguono altri atleti).

Il Cliente e il servizio

Ora la questione è un’altra e si ribalta. Tutti possono sfruttare con successo un servizio online di qualità? (Ovviamente ora parlo solo di lavoro fatto bene, dato che viene da sé che un lavoro con i piedi non è calcolabile).

Per trattare questo aspetto l’unico modo che ho è quello di spiegarvi il MIO personalissimo punto di vista. Ne esisteranno altre tremila validi ma io posso discutere del mio, ed eventualmente vi posso invitare a raccontarmi il vostro.

Personalmente distinguo tre tipologie di servizio possibile ed hanno tutte caratteristiche differenti.

Coaching

  • Richiede la totale partecipazione dell’atleta, senza la quale è impossibile lavorare bene.
  • Il ragazzo/a deve avere già un livello medio, deve essere in grado di captare i feedback dal proprio corpo, e comunicarli.
  • Deve esserci un’autovalutazione, quindi saranno necessari:
    • Video da inviare, registrati durante i vari workout,
    • Foto della condizione fisica ad intervalli regolari (un mesetto)
    • Prendere le eventuali misure (cm, pliche, se possibile BIA, Kg).
  • Visionato il materiale ricevuto dall’atleta verranno comunicate volta per volta le correzioni da attuare. Se necessario anche via telefono, soprattutto per spiegare le varie tecniche e metodologie di allenamento.
  • Consapevolezza che si tratta di un percorso che può durare da diversi mesi a diversi anni, non è invece pensabile di risolvere il tutto in due o tre mesi.

Basic

  • È rivolto a quei ragazzi/e che non sanno da chi farsi fare la scheda, o che non hanno fisicamente, o culturalmente, un istruttore valido in sala.
  • NON prevede un monitoraggio, quindi non richiede pliche, cm, pesature, video.
  • Bastano un paio di foto per valutare la struttura fisica attuale, in base alla quale viene stilata una scheda adatta al soggetto, che poi si muoverà in modo autonomo finché non avrà finito il programma.

Personal Training (SERVIZIO IN LOCO)

  • È il lavoro personalizzato con un atleta o un gruppo ristretto, (numero massimo 4/5).
  • Ovviamente è il lavoro più diretto e più preciso, in cui in realtà si risparmia molto tempo.
  • Non richiede dei video poiché le correzioni e le spiegazioni avvengono in tempo reale.
  • Non richiede misurazioni perché vengono effettuate da chi vi segue.

Prima ancora di partire si invia un foglio per la raccolta dei dati, una sorta di anamnesi, con dati personali, obiettivi, infortuni, malattie, foto attuali. Io personalmente chiedo anche gli ultimi sei mesi di schede eseguite, per capire con che tipo di lavoro si è abituati a lavorare, che quantità di volumi si gestiscono ecc, e aggiungo anche le ultime alimentazioni seguite per capire, anche qui, da dove si proviene e cosa si è abituati a fare.

Vediamo le differenze nel dettaglio.

Quando si parla di bodybuilding si usano spesso le analogie con le autovetture, e lo stesso parallelismo lo si può sfruttare per il Coaching, che ovviamente è l’attività principale.

Il Coach è come un GPS, chi lo imposta, e chi poi guida la macchina, è il ragazzo che viene seguito. Impostata la destinazione il coach indica il percorso che ritiene più breve. Se l’atleta, che da Siracusa vuole andare a Milano, decide di fermarsi a Roma, per poi scendere a Napoli, fare un salto a Firenze e poi arrivare a Milano, ogni volta il GPS ritarerà il percorso. Che ne sia cosciente o meno stabilisce tutto l’atleta, il trainer lo informa di cosa accadrà ma poi si adegua.

Anche se alcuni identificano il coach col PT, io credo siano due cose ben diverse. Nel coaching il lavoro si fonda sulla totale partecipazione dell’atleta senza la quale è impossibile lavorare bene.

Questo vuol dire che il ragazzo/a deve avere già un livello medio, deve essere in grado di captare i feedback dal proprio corpo, e deve saperli comunicare. In sostanza deve anche impegnarsi, ed ingegnarsi, a fare il lavoro che un Personal Trainer farebbe di presenza.

Nel un lavoro “in loco “ invece, il PT diventa un autista, con il cliente sta seduto dietro e si fa condurre. Il Personal corregge e monitora direttamente tutto, a differenza del coaching deve esserci questa ormai famosa autovalutazione.

Ovviamente anche a distanza vanno apportate le correzioni, quindi saranno necessari dei video da inviare, registrati durante i vari workout. Dovrà essere sempre il ragazzo/a a scattarsi le foto ad intervalli regolari, e dovrà anche prendere le eventuali misure ( cm, pliche, se possibile BIA, Kg).

Dovrebbe essere evidente a questo punto che a differenza di quello che tutti pensano, il lavoro on line è più impegnativo da ambo le parti, soprattutto nelle fasi iniziali. Vuol dire inviare questi video all’allenatore, che poi dovrà visionarli e comunicare volta per volta le correzioni per aggiustare la tecnica di esecuzione dei vari movimenti.  Non solo. Normalmente quando si lavora live è il preparatore che mostra in sala gli esercizi nuovi. Qui invece è necessario creare un archivio di video dimostrativi da dover linkare, e se giova passare un pò di tempo al telefono per spiegare le varie tecniche e metodologia di allenamento. Di presenza ci si toglie la maglietta, ci si fa mezza discussione e vengono comunicate tutte le info del caso. A distanza ogni percezione, dubbio, impressione, sentore devono diventare parte di una mail.

Anche se sembra difficoltoso è un lavoro che con la giusta collaborazione e con molta comunicazione è realmente appagante e dà ottimi risultati, viceversa se l’assistito sparisce o ti inonda con un fuoco di domande non pertinenti diventa quasi impossibile.

Personalmente punto tantissimo sulla consapevolezza da parte degli atleti che l’allenamento è un processo educativo e richiede i suoi tempi che vanno rispettati.

Penso possa essere carino darvi qualche dettaglio in più e farvi vedere proprio degli esempi reali.

Volendo mi potrei limitare a farvi vedere il percorso online, che abbiamo fatto per le gare di Angelo, dato che sono già state argomento di un articolo, ma voglio farvi vedere degli esempi di non agonisti.

Esempi Reali

Danilo è il classico ragazzo che non ama i percorsi in linea retta e non ne fa mistero, ma è anche la dimostrazione di quello che afferma Gabriele Savant ovvero:

‘’ I programmi non vanno interpretati ma eseguiti. Le persone credono, erroneamente, che apportando modifiche non cambi nulla. Normalmente viene svolto dal 40% al 70%. Stranamente chi segue pedissequamente ha risultati.’’

Questo passaggio diventa fondamentale anche per sottolineare l’importanza che hanno sia le indicazioni che il coach da, sia la comunicazione dei vari feedback che il ‘’cliente’’ invia. Meno ci si discosta dai piani, maggiori, più precise e più costanti, sono le info date a chi poi deve correggere il tiro, e minore sarà la possibilità di sbagliare.

Detta in soldoni, se si stabilisce una linea lavoro e non ci sono scostamenti, allorquando le cose vanno male è facile ragionare sul da farsi.  Se invece ognuno ci aggiunge il suo, non si capirà mai dove sta lo sbaglio.

Steve Hall, un altro famosissimo coach online, la pensa allo stesso modo e conferma in buona parte i percorsi reali, che poi sono quelli in stile Danilo, in cui è il trainer che si deve adattare e non al contrario.   

Per tornare alle gavette, è ovvio che se per primi non abbiamo sputato sangue sotto le schede non possiamo trasmettere nulla ai nostri assistiti. Se non abbiamo corretto gli esercizi a gente di varia tipologia, per migliaia di ore di fila, faremo fatica a giudicare un esercizio da un video e sarà impossibile rappresentare un supporto psicologico per il nostro atleta.

Se uno Squat a 20 ripetizioni non lo avete mai fatto, non potete neanche immaginare di come diventi una sorta di esperienza mistica in cui non capisci più neanche come ti chiami. Come fate a farlo fare se non lo avete fatto voi per primi?
Chi ha questo lavoro come obiettivo, dovrebbe quasi proporsi di pagare una struttura per potersi fare le ossa necessarie a svolgere questo compito, perché è una fase che oserei definire FONDAMENTALE.
Io personalmente sto in sala dal 96/97 ci lavoro in maniera diretta o ‘’meno’’, da praticamente il secondo o terzo anno, prima come assistente, poi come istruttore, e poi come direttore di sala, ci ho letteralmente vissuto/lavorato gratis anni. Faccio online saltuariamente dal 2015/2016 e solo recentemente, dopo aver maturato un mio metodo anche in questo, sto iniziando a farlo in modo più costante.

Oggi il senso della gavetta si è del tutto perso. Ora è vero che se lavori dovresti essere pagato, ma avere una laurea, o un corso di weekend, che nel mondo del Bodybuilding ha lo stesso valore di mero pezzo di carta, non ti autorizza a lavorare in sala neanche come assistente.

Sono le ore sotto la ghisa a qualificarti per questo settore. Vedo ragazzi arrivare in sala e prima ancora di dimostrare cosa valgono, che tipo di carisma ed empatia hanno, come, e cosa sono, chiedono ‘’quanto si prende di stipendio?’’. Non si stupiscano gli studentelli se poi si vedono passare la gente esperta davanti, questo è un settore a sé in cui ancora contano i fatti e non le chiacchiere e le teorie. Non è un caso che i PT, paghino la struttura annualmente e mensilmente per lavorare, è un privilegio lavorare in sala, non un diritto acquisito da un pezzo di carta.

Per rendervi tutto ancora più chiaro vi passo adesso degli esempi di mail REALI, di ragazzi alle prime armi, che grazie alle indicazioni ricevute prendono via via sempre più confidenza col proprio corpo.

Info inutile, ma per farvi capire.

Quando collaboro con un ragazzo gli faccio aprire un account su drive su cui poi carichiamo tutto il materiale, foto proprie come check estetici, video degli esercizi da correggere, feedback scritti, le schede che gli creo, e le loro schede finite e compilate ( vedete l’articolo dedicato per capirne l’importanza )

Ogni file ha la sua cartella e poi per mail correggiamo tutto. Un esempio banale può essere questo: Arriva la mail, vado nella cartella con i video e li visualizzo, scrivo le correzioni, (setup, tecnica, effort) e invio. In un processo che piano piano rende il ragazzo autonomo e consapevole.

Ovviamente non per tutti è così, Angelo che è un agonista, per esempio non mi ha mai mando dei video, ma è pur vero che ha fatto un mese da un insegnate di PL, e che ci ho lavorato assieme quando vivevo a Imola e nelle trasferte in cui lo vado a trovare.

 

La cosa essenziale che va capita è che la comunicazione atleta, allenatore, più i video, più le foto per i check  più le schede compilate, in cui è possibile visualizzare tutti i progressi, forniscono degli strumenti praticamente essenziali per fare questo tipo di lavoro.

Ho dei ragazzi che spariscono mesi, che non sono precisi, ragazzi che devo contattare io di continuo per sapere come va, altri che modificano tutto o non mi hanno mai mandato un video. Ecco quelli sono i ragazzi che guarda caso hanno meno risultati.

Se il vostro coach non fa queste banalissime operazioni di supporto, appoggio, monitoraggio, non si fa mai vivo, non si interessa se gli inviate il materiale o meno. SCAPPATE vi sta fottendo i soldi.

Assisto spesso anche ad un altro tipo di truffa. Il ragazzo che viene a chiedere supporto a me, ma prima era seguito da un altro coach, magari moooolto famoso, e si stupisce perché non sostituisco ogni 4 settimane le schede.
Una volta per tutte, un coach non vende schede e non vende sicuramente diete. Si vende un servizio a 360° fatto di consulenze. Non esiste alcun motivo per cambiare programma ogni mese, se quello vecchio sta funzionando. Il problema è che molti ‘’coach’’, si fanno pagare al cambio scheda e quindi siccome vogliono i vostri soldini, ve le cambiano spesso cosi pagate spesso, e poi vi cambiano pure la dieta cosi pagate extra pure quella. Motivo per cui i coach più seri prevedono un prezzo a mese, o fanno dei pacchetti e non ragionano MAI a scheda singola.

Tra le altre cose, dato che vi ho parlato del diario, perdo 2 minuti a farvi ragionare su una cosa scema e banale.

Quando vi viene data la scheda nuova, la prima settimana è sempre esplorativa, si capisce lo schema, si iniziano a tarare i carichi da usare, nella seconda e terza settimana, si finisce di ottimizzare il lavoro, alla quarta la cestinate. Una scheda va mantenuta, eccetto rari casi, almeno 6-8 settimane. Vi ho parlato dei progressive overload; finché la routine attuale ve li garantisce, finché il vostro corpo non si adatta e quindi smette di progredire, potete tenervi la stessa scheda, semplicemente perché sta funzionando, 10-12-14-20 settimane che importanza ha? Nella realtà dei fatti spesso la ‘’scheda’’ si cambia solo perché il cliente si è annoiato, è una forma buona di presa per il culo, o per meglio dire di accomodamento delle sue esigenze.

Il Coaching online fatto bene va oltre la scheda, va oltre il fisico, diventa un rapporto quasi intimo tra le due parti, il coach ha un ruolo educativo, pedagogico. I risultati li vedi negli sguardi. Alcuni dicono che un allenatore non è lo psicologo di chi si allena, FALSISSIMO.

Altri esempi?

Chi allena live o meno, accoglie i sogni e le speranze di chi si affida a lui, gli può stravolgere la vita in bene, o lo può portare a delusioni epocali. Ha l’onore e l’onere di essere stato scelto, ed è suo preciso compito dedicargli tutte le ore che sono necessarie. Vi assicuro che spesso si perdono una quarantina di minuti per chiudere una mail, o si sta anche un ora e oltre al telefono, e per compilare una scheda vanno via tranquillamente 2-3 ore, tra progressioni, punti carenti, strumentazioni nelle palestre sempre diverse, leve, soggettività, scopi, impegni personali dell’assistito ecc ecc ed ancora ecc.

Chi invece sceglie da chi farsi seguire ha il DOVERE di avere le informazioni corrette per scegliere bene il proprio trainer, scegliere in maniera impulsiva, dettata dalla moda, o dal flusso di like, li esporrà ad enormi delusioni.

Tutte le incomprensioni e le carenze elencate, hanno fatto in modo che si vedesse a questo tipo di collaborazione con scetticismo e senso di presa per il culo.

Spero di avervi dimostrato che è un lavoro serissimo, che se fatto bene può dare miliardi di soddisfazioni in modo onestissimo e limpido.

Non mi dilungo oltre ma avrei molto altro da dire.

Avete esperienze che volete raccontare? Avete dei modi diversi di lavorare? Volete info ulteriori? Scrivete in direct, nei commenti, o per mail.