La sottile linea rossa

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Stavolta andiamo a ritroso.

Sono su un treno, ho appena perso il volo di ritorno e quindi mi sto facendo passare il giramento di palle. Scrivo a penna ( credo sia il primo articolo dal 2008 che faccio così) e in treno è dura, balla tutto, scrivo sul block notes in cui ho raccolto gli autografi. Non faccio che pensare a quello che è una sottile linea rossa tra il mio passato, il presente e forse, il mio futuro.

Tanti anni fà un mio amico mi fece fare dal padre che lavorava col metallo, un bilancierino di circa 18/20Kg, con cui iniziammo memea giocare con i pesi. Intuivamo in modo naturale e inconsapevole quelle che poi anni dopo ho scoperto essere i metodi e le tecniche di allenamento.

Eravamo piccoli, io non pesavo neanche 60Kg, farci un 3*8 era impossibile, e quindi facevamo le ripetizioni possibili, intervallandole da mini pause, fintanto che si arrivava alle 8 volute.

Tutti ne facevano 8 noi ne facevamo 8, ad ogni modo avevamo scoperto il RestPause senza avere una rivista, senza internet ( che non esisteva), divenuti più fortini facevamo o più ripetizioni, o più serie ( incremento di volume), e se serviva ogni tanto strizzavamo il tutto aiutandoci assieme con quelle che da li a breve scoprimmo essere delle “forzate”. Passammo quindi a fare dei gruppetti di serie, 10,20,30, insomma i cluster. Oggi si chiama BroScience all’epoca, era il modo in cui prendevamo decine di chili in pochi anni.

Grazie Nino ovunque tu sia.

Dopo quel periodo, iscritto in palestra,  iniziavo a rubare le riviste di Olympian’s News al mio veterinario, in quelle riviste vedevo i miei primi idoli, li vedevamo solo li dato che come detto internet non c’era ancora, anche l’editoria era scarsa, quindi era l’unico riferimento possibile. In una di quelle riviste, quella del Dicembre 2000, c’era un calendario che adoravo.

15435928_10211074205511556_106143766_nQuelle riviste, quel bilanciere, il mio amico veterinario ( di cui ho parlato spesso ), sono quel passato che oggi mi ha reso quello che sono a livello atletico personale, come allenatore ( nel mio piccolo, dicono bravo), mi ha portato ad aprire il sito, a conoscere tanta gente, insomma hanno dirottato la mia vita di aspirante veterinario verso altro.

Quel regalo innocente di tanti anni fà ha acceso una scintilla, ha cambiato interamente la mia vita, è stato un dono ( o una maledizione). Così il mio sito, senza che me ne accorgessi ha avuto lo stesso impatto su tante persone che seguendomi hanno trovato motivazione, spunti, voglia di gareggiare, sconfiggere alcune paure.
Questa cartella la conservo perchè, vivendo in un luogo per me castrante, claustrofobico, dove posso dare solo il 15,20% di quello che sono, portandomi a perdere il senso di me, mi ricorda un po di buono.

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Nella cartella conservo alcuni complimenti ricevuti, alcune citazioni, ma sopratutto i messaggi che i ragazzi che non conosco, mi scrivono col bisogno di ringraziarmi per cose che non mi ero nemmeno reso conto di fare. Sono loro che mi fanno sentire in debito.

E’ come un contagio che parte da un oggetto, pure bruttino, e che si diffonde in modo autonomo, come una pandemia, da me ad altri, da loro ad altri ancora e cosi via.

Mi sento così fortunato a vivere così da aver smesso di chiedere tutto alla vita se non di continuare in questo modo. Questo ambiente non fà che stupirmi, è vero che c’è molta merda, ma io guardo ai ragazzi che si riabilitano, a quelli che gareggiano, a quelli che seguono altre persone e le aiutano, io ho avuto la possibilità di avere reali amicizie con gente che stimo tantissimo.

L’anno scorso restai shoccato nel poter vedere il mio idolo da ragazzino al Welness, parlo ovviamente di Kevin Levrone, oggi mi ritrovo a scrivere su un blocco in cui ho l’autografo del mio atleta moderno preferito, Kai Greene, credevo che vedere i miei due idoli sarebbe stato impossibile e invece eccomi.

Due tra i poser più bravi della storia, due artisti, il primo musicista, il secondo disegnatore, due tra gli atleti più umili.

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The Predator, è così come si vede in video, stanco di far foto, e autografi ( io ho perso 40 minuti in fila e stava li da ore ), ma rideva e giocava con tutti, faceva facce buffe, sempre col sorriso, si è messo a scherzare sulla mia maglia di DeadPool, mi ha regalato un abbraccio. So che magari per molti può essere una cosa stupida, ma quando passi le nottate a vedere i video a cercare di carpire “quel movimento”, vedertelo li, è un regalo fantastico, se prima era un idolo ora è una sorta di supereroe di cui voglio l’action figures XD.  Tra tutti è stato quello più spontaneo e amichevole.

Due giorni tra passato e presente incontrando i ragazzoni che avevo nel calendario, Shawn Ray, Flex, Dexter, Gaspari due giorni di seminari con i guru del presente da Denis James a George Farah.

Mi torna in mente la sottile linea rossa, un filo di seta, che senza che me ne fossi reso accorto ha cucito buona parte della mia vita, ricamandola e arricchendola. Un percorso che spero non termini perchè come diceva Flex ” Devi inseguire quello per cui sei nato, solo così sarai un vincente, diversamente cambia attività”, nel mio caso la vita mi ha insegnato che il mio posto è dove mi sento a casa, e dentro una palestra, non importa dove sia, o cosa ci sto a fare dentro, mi sento così.

Un viaggio per me importante, tornare a casa in Emilia, rivedere gli amici, i ragazzi della Buenavida, notando che hai lasciato qualcosa di buono nei loro ricordi. Essere di nuovo al centro di quel mondo dove tutto si svolge a due passi da casa ed è ben organizzato. Torno giù col rammarico che avevo la prima volta, torno perchè devo, pensando al Due Torri di Domenica prossima, al concerto a Imola dei Guns and Roses che non potrò vedere. Torno contento e carico per le conferme al mio mondo, dal mio mondo, convinto mai come prima che questo dare e avere da un senso a tutto, motivato a fare di più e sopratutto meglio, perché è tanto che non scrivevo, perché li fuori è pieno di gente messa meglio di me, perché anche se con tante differenze e casini, siamo una sorta di riserva naturale a se.

Tra il rumore dei social media, i finti Guru da quattro soldi, le liti e i flames di facebook, c’è il bodybuilding vero, quello vissuto, in cui un Pro si dona ad un amatore, in cui tutti si allenano, hanno il piacere di conoscersi, chiarirsi, stupirsi, mentre l’odore di Tan e Mallo inonda tutto.

Perché il Bodybuilding non è l’acqua di cocco,  la Paleo, lo Squat sotto il parallelo o il trolling a questo o quel personaggio ” social-mediatico”. Il Bodybuilding è di quelli che si allenano, è dei mediamente grossi, dei grossi , dei molto grossi o più semplicemente di quelli che sono in cammino per esserlo, di quelli con l’occhio lucido per la foto col proprio idolo, di quelli che osservano gli atleti con stima e con la sana invidia che li porta ad immaginare come sarebbero loro col mallo e il costume, è di chi sa come cosa vuol dire vedersi pallidi dopo una serie  avendo la nausea, di chi ama quel momento di solitudine con se stessi durante un recupero, mentre ci si guarda allo specchio  con l’occhio perso nel vuoto ma al contempo carico di sfida.

versione-sito-3Adesso però vi do un flash di questo San Marino Pro 2016, o almeno il mio flash.
Arrivati al Palace, veniamo informati che per l’eccesso di richieste quest anno si svolge tutto al Multi Eventi, arrivati un pò in ritardo entriamo al seminario di Farah, ex atleta, e ora allenatore, ha allenato gente come Kai Greene, Shawn Rhoden, Dennis James, Branch Warren. Lo conoscevo poco, ma mi è piaciuto molto il suo modo di ragionare, non è un grande amante dell’integrazione ad esclusione di idrolizzate, glutammina, creatina, multi-vitaminici e minerali, per il resto tende a puntare sul cibo vero.

Alle domande sui vari integratori rispondeva di non farsi fregare dai nomi complicati ( una domanda era sull’acido arachidonico), affermando che si era grossi 20-30 anni fa così come oggi, e certe cose non c’erano mica. Un altro spunto carino lo ha dato sulla Chetogenica, ” Nessun atleta, nessuno, che io conosca va in gara senza carboidrati, tanto più se ci si aiuta con la chimica”. Farah ha ribadito che nel postworkout per 20-40 minuti è bene non toccare cibo ad eccezione, se servono delle proteine idrolizzate, ha poi ribadito tre o quattro volte, che se integratori devono essere vanno bene tutti indipendentemente dalle marche purchè non siano prodotti in Cina.

Non sei un Bodybuilder se non puoi mostrare gli addominali tutto l’anno Cit. George Farah

versione-sito-4Rich Gaspari, che a sentire molti, non era conosciuto da tutti, è famoso per essere stato un altro eterno secondo all’Olympia dietro Lee Haney, ha sostituito Kevin Levrone che non è potuto venire, cosi come Ramy. Il suo intervento è stato motivazionale, ha raccontato dei suoi esordi, delle sue origini Italiane ( fa parte della prima generazione nata in USA), dei contrasti con i genitori che non vedevano di buon occhio il suo voler essere un bodybuilder, della sua fuga in California, gli allenamenti con Haney prima come spotter, poi come rivale per il Sandow, e poi dei suoi infortuni, del ritiro e dell’apertura della Gaspari Nutrition.

Uversione-sito-5n altro evento seguito è stato quello sul posing con Eren Legend, anche se non gareggio e sopratutto non sarò mai un Men’s Physique, è stato piacevole conoscere un Pro alla mano e molto simpatico, con la voglia di trasmettere le sue esperienze e i suoi ” trucchi”. La cosa divertente è che ogni volta che lo si incontrava, anche nella giornata successiva si ricordava e si fermava a chiacchierare. Lui ha segnato un altro filo conduttore, quello con gli altri seminari seguiti, ovvero lo stato mentale sicuro e sereno, il focus continuo e la costanza maniacale.

Piccola nota personale, è stato per me il momento di conoscere un altro volto di Facebook, ovvero Manuel Santalucia, un mio conterraneo che vive il mio senso di solitudine da questo ambiente quando è in Sicilia.

L’ultimo seminario seguito vedeva presenti Shawn Rhoden, Dave Palumbo, Rich Gaspari, George Farah, Shawn Ray, Dexter Jackson, Flex Wheeler e Dannis James.

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Un evento leggero e piacevole in cui i protagonisti moderati da DJ confrontavano le varie epoche, si punzecchiavano su come si vivesse nel settore negli anni 80-90 2000. Il senso di appartenenza a un gruppo che  nei primi anni era ristretto, periodi un cui sapevi la posizione degli altri nelle varie gare solo quando usciva la rivista mensile, e in cui tutti i Pro, cioè solo 30 al mondo, col rilascio di 5 ProCard l’anno, vivevano assieme. Poi l’avvento del web, la perdita di questo rapporto, l’inizio delle discussioni per i commenti a caldo.

Rhoden però ci teneva a dire che sono ancora tutti amici e che mangiano spesso assieme, tranne Phil Heath che non partecipa mai, con risatina sotto i baffi di Dexter.

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Tra le cose che mi hanno stupito di più, oltre al brachiale di Dexter ( era grosso come una spalla ), è che tutta sta gente non avesse idea nelle prime gare che per competere si dovesse seguire una dieta. Era una cosa che avevo letto già diverse volte, ma credevo fosse esclusiva di  Shawn Ray, Dorian Yates e Kevin Levrone, e invece per tutti loro è stato cosi, raccontarono un aneddoto per cui il fu Ray a convincere Dexter a farsi aiutare da un preparatore, e Rhoden per sfotterlo raccontava che Dexter diceva ” Non accetterei mai di farmi allenare da qualcuno ” facendolo ridere per l’imbarazzo e nascondere sotto il cappello.

The Blade ha anche fatto notare di come crescendo il corpo necessiti di stimoli diversi, ricordando che la sua longevità agonistica deriva dal non aver MAI avuto un infortunio, ” Non serve morire sotto i carichi ” e ha poi continuato dicendo che è vero che i carichi liberi sono importanti per i beginner, ma che poi non sono tutto e che anzi le macchine diventano essenziali.

Ovviamente Dave Palumbo da ( attuale ) giornalista sportivo ha sottolineato il fatto che li era seduta l’elitè della genetica mondiale e che su di loro vale praticamente tutto, quindi per una persona normale copiarli cercando di avere gli stessi risultati è perfettamente assurdo.

La cosa che risultava sempre evidente è una genetica assurda, in sostanza con degli approcci con cui un ragazzo normale farebbe cattiva figura pure a scendere a mare, loro di si piazzavano in gare importantissime, e lo raccontano come se fosse del tutto normale e alla portata di tutti. Flex nonostante il rene trapiantato e i 51 anni ha un cannone di bicipite spaventoso.

Il finale è stato il tipico show all’americana, grazie ad una frecciata lanciata da Dennis James che ha parlato del ritorno di Levrone, il dibattito ( per chi lo ha seguito ) è diventato tipo quello di Kai vs Phil, con smerdatine a vicenda, discussioni sull’amicizia, sull’onestà dei rapporti personali. In particolare nessuno puntava sulla vittoria di Levrone, anzi addirittura Shawn essendo molto amico con Levrone, gli disse subito che se voleva rientrare doveva qualificarsi. L’unico a difenderlo fu Palumbo, che però tre secondi dopo l’Olympia gli ha detto contro di tutto, allora D.J riportando una frase di Dave P ha lanciato una sfida ” hai scritto che avresti avuto le gambe migliori di quelle di Levrone con 4 settimane di allenamento, scommetto 10.000 dollari che non ci riesci, accetti?”

Lo scontro è stato però utile perchè ha dato modo a Jackson di dire che invecchiando la prima cosa che si perdono sono le gambe e che lui sapendolo non aspetterà certo che questo diventi evidente sul palco ma si ritirerà prima.

Dopo ogni evento c’e stato il classico momento foto, autografi ecc con consegna degli attestati firmati sul posto a chi si era iscritto per riceverlo.

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Per quanto riguarda la gare ho seguito solo la finale e il San Marino Pro che ha visto trionfare un mostruoso ( in senso buono ) Lionel Beyeke, a me ha ricordato un giovane Grenne senza treccia, altri per le simmetrie e i volumi lo hanno paragonato proprio a Flex. Per la cronaca anche Beyeke si allena del tutto solo senza allenatori e/o guru, ( ricordo che un altro a vincero fu proprio Rhoden che ha fatto secondo dietro Heath all’Olympia)

Per i più curiosi qui ci sono le votazioni 2016sanmarinoclassicifbbproscorecards

 

Mi è dispiaciuto invece molto vedere alcuni amici giù di tono per la delusione, sia Davide Alippi (5°), che Francesco Fasciana, mentre Luca Biolo ha stampato un bel 2° posto con solo due punti di scarto per la Pro Card.

Dopo anni ho rivisto anche un vecchio amico, Angelo Manna che per un pò mi ha fatto compagnia nel mio percorso.

Non lo conosco personalmente, so solo che ha una centro magnifico, ma vorrei dire grazie a Pica che da 4 anni ( credo ) ha portato una ventata di USA Style in Italia. Come dico sempre i soldi spesi meglio sono quelli in viaggi, cultura e passioni, in questo caso ho fatto Poker, ve lo consiglio di cuore.

Torno ad alcune considerazioni personali, una cosa che mi ha impressionato è che molti dei ragazzi giovani non avessero idea di chi fossero calibri come Gaspari, Palumbo, alcuni pure Dennis James. Credo che le cause siano due, ormai è tutto mordi e fuggi quindi pure un campione anni 90 diventa come le guerre puniche, il secondo motivo è perché la storia è fatta dai primi, tranne che non si lasci un segno come solo Levrone, Greene e Flex hanno saputo fare. E’ triste però che si crei un elitè all’interno di un elitè di per se già risicata.

Andando via ho notato un uomo adulto, un atleta, con la compagna, che piangeva come un disperato, all’inizio credevo fosse per il suo risultato poi ha detto ” Ho sbagliato , è colpa mia mi dispiace, ma la settimana scorsa era pieno/a d’acqua” , aveva negli occhi la stessa amarezza che Alfonso aveva con Francesco e mi sono ricordato di una domanda a  Geaoge Farah.

D: Ramy nell’ultimo anno è cambiato tantissimo ci può dire qualcosa?

La risposta di G.F. è stata ” ha 29 anni, è giovanissimo, è normale non è merito mio ma suo”

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Perchè poi è sempre così, lo vivo pure io nel mio microscopico mondo fatto di gente normale, e assolutamente non atleti, quando le cose vanno bene sai che il merito non è tuo, ma di chi se lo è sudato, a te resta solo la felicità di avergli fatto compagnia, felicità che spesso è più forte dei risultati tuoi, ma quando le cose vanno male ti senti la colpa ricadere sulle spalle e ti chiedi cosa puoi aver sbagliato, ti senti di aver tradito il rapporto di fiducia.

Un/a atleta ha tre cose sostanzialmente, il palco, il coach, e la famiglia, quando c’è un fidanzato/a generalmente si tratta di una persona che si allena e anche bene, ( diversamente reggere certi ritmi e  certe routine diventerebbe un inferno ). Succede infatti versione-sito-7molto spesso che chi fa un certo tipo di vita sportiva tenda ad isolarsi, ad eccezione che in questi eventi dove ci si sente a Gardaland, e non è una scelta ma una derivante di un contesto in cui si vive che premia altro.

Pensateci, non è solo andare agli allenamenti, anche in vacanza, non sono solo i pasti, tanto da viaggiare con i fornelletti elettrici dietro, ma si tratta di fare corsi, di avere una vita sociale da atleta, alle preparazioni per le gare, i momenti di sconforto, i viaggi continui, le tonnellate di soldi spesi.  Tra aereo, iscrizione, tan, costume vanno via 3/400 euro come se nulla fosse e si parla solo della parte finale del percorso.

Non lo dico con tristezza, ma vorrei che chi si appresta a questo mondo che amiamo, ognuno a modo e livello proprio, mettesse in conto che il Bodybuilding dà tantissimo, ma vuole pure parecchio, solo chi riesce a non farsene un peso riesce a viverci bene per tutti gli altri diventa una parentesi medio breve.

Un anno o più di impegno che si spegne in massimo 20 minuti, 20 minuti che possono lasciarti in lacrime per le delusione o perchè hai realizzato il tuo sogno.

Il sogno è la costante in questi eventi. sogna chi vuole fare il trainer a vedere i grandi guru, sogna chi vuole un certo fisico nel vederne un casino da cui prendere spunto, sogna chi gareggia di diventare un Pro, sogna l’amatore che vede il suo versione-sito-8idolo, è un continuo di occhi lucidi e positività, è anche un bel momento per i genitori che magari accompagnano i figli. C’era un padre che è uscito con gli occhi lucidi nel vedere la felicità del figlio per aver incontrato pure lui Kai Greene.

 

Basta la chiudo qui, era un botto che non scrivevo e per quanto io avessi già scritto tutto in treno lunedi 5 mi rendo conto di essermi sfogato nello scrivere.

Ps. il titolo lo avevo già scelto non è colpa mia se martedì Paolo ha scritto “La linea bianca”, non è ne voluto, ne l’ho emulato, lui non poteva sapere cosa ho scritto io, ne io sapevo cosa stava scrivendo lui, ma se avessi cambiato tutto avrei rovinato il ricordo di quel viaggio.